Un’osservazione rigorosa del funzionamento dell’autismo consente di rilevare la necessità imprescindibile di rispettare le regole. L’autistico non rifiuta l’altro ma è piuttosto alla ricerca di un «Altro di sintesi» che assicuri regole assolute. Attraverso quest’Altro di sintesi, «il soggetto autistico cerca di racchiudere l’ordine simbolico in un campo circoscritto, in modo da renderlo completamente controllabile e far di questo un nodo di coerenza e riferimenti fissi che gli conferiscano sicurezza».
Tuttavia, queste esigenze proprie dell’autista entrano in collisione tra loro in un momento dato, specialmente se ciò che è in gioco è l’emergere nella pubertà della sessualità, che inevitabilmente i coetanei gli fanno presente.
Manuel ha difficoltà con la matematica e cerca di affrontarla, secondo i consigli del padre, imparando a memoria e con lunghe ore di studio. Ma durante la seduta, Manuel mette l’accento soprattutto sulle situazioni che mettono in pericolo la sua difesa di fronte all’angoscia: l’ambiente rumoroso, i ragazzi che non studiano, «che perdono tempo», «che fanno uso di droghe», che pensano solo alle ragazze; oppure alle ragazze che vengono bocciate «perché si occupano solo delle loro conversazioni telefoniche», «che tralaltro sono proibite a scuola». È una descrizione dei fatti ripetitiva e senza interpretazione, in cui il soggetto non si mette in gioco e che, a volte, ricorda il discorso di un soggetto debole.
Suggerire che si potrebbe trovare «un trucco» per imparare matematica, lo tranquillizza e l’aiuta ad essere promosso in quella materia ma non lo invita a rinunciare ai consigli dei genitori che gli danno sicurezza. Tuttavia, più avanti gli verrà in mente per la prima volta di fare un viaggio con i suoi compagni e partecipare più da vicino a una delle attività di gruppo: invece di unirsi alle loro «marachelle», preferisce prendere appunti e «fare da giornalista».
Da quel momento in poi non saranno più gli esami di matematica che perturberanno a Manuel. Infatti, è riuscito ad ammettere che questa paura veniva da lontano e ha ricordato che quando era alle elementari aveva a che fare con un insegnante di matematica che «non era un buon insegnante» e gli faceva paura.
Ora si interessa alla letteratura. Ha dovuto fare un tema su «Il diario di un adolescente» e per farlo ha letto il libro 10 volte. Il libro racconta le disavventure di un adolescente con le ragazze, con il suo corpo e con gli studi. Ogni volta che lo leggeva «si ammazzava dalle risate», tanto che queste hanno attirato l’attenzione del padre, che si era spaventato ma lasciò correre.
Questa è stata l’occasione per chiedere direttamente a Manuel: cosa succede agli adolescenti? La sua risposta è stata veloce: «siamo tutti un po’ persi».
Traduzione Luca Silvestri
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